16/02/16

COME NASCE UNA STORIA?

Carissimi Fans,
continuiamo con un nuovo articolo della Rubrica "Il labirinto dello Scrittore" a cura di Francesca Rossi.
Oggi Francesca ci parla del "come" nasce un romanzo!
Come sempre, ognuno degli aspiranti Autori avrà la possibilità di commentare con i propri dubbi, con le proprie perplessità, facendo anche delle domande specifiche sull'argomento che tratteremo di volta in volta. Inoltre, se qualcuno di Voi desidera suggerirci una tematica da affrontare, potrà farlo inviando un messaggio o una mail ai seguenti indirizzi:
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- Email Francesca Rossi: elioreds@libero.it 
Speriamo vivamente che questi articoli potranno esserVi utili e di incoraggiamento ad affrontare il mondo dell'Editoria che, per quanto idilliaco, spesso e volentieri riserva qualche brutta sorpresa. 
Noi restiamo a disposizione e... buona lettura!




 
COME NASCE UNA STORIA?




Rubrica: Il labirinto dello Scrittore
di Francesca Rossi

Prima di finire su un quaderno, oppure sulla pagina di un computer, le storie che vogliamo scrivere nascono in noi e da noi. Si tratta di una sorta di “gestazione” che richiede un tempo variabile a seconda del tipo di storia che vogliamo narrare, dei riferimenti che già abbiamo o che stiamo cercando, del messaggio che intendiamo trasmettere.

Quando esplode la piccola scintilla di un’idea da cui, poi, si dipanerà una trama intera, non è mai per caso.

C’è sempre qualcosa che preme per uscire dalla fase di “pensiero” e concretizzarsi in vicende e personaggi. La parte più difficile non consiste tanto nel dar forma all’idea (benché questa fase specifica richieda una notevole mole di lavoro e pazienza), quanto nel riuscire a guardarsi dentro e scoprire cosa vogliamo dire, perché e in che modo.

Non è così semplice come pensiamo: spesso, infatti, scrivere vuol dire mettersi a nudo, dare se stessi, comunicare qualcosa senza l’aiuto di intermediari e questo fa paura. C’è sempre un timoroso pudore nell’atto di esporsi, svelarsi agli altri.

L’altro giorno ascoltavo un’intervista fatta alla creatrice e sceneggiatrice della fortunatissima soap spagnola “Il Segreto”, Aurora Guerra, la quale ha svelato di riuscire a progettare e scrivere più storie (quelle di ogni singolo personaggio della serie), tutte piuttosto lunghe, solo nel completo silenzio che le regala l’ambiente di campagna.

Ora, non sto dicendo che dobbiamo andare tutti a vivere in campagna per scrivere bene, ci mancherebbe; dobbiamo, in realtà, trovare la nostra dimensione, il “guscio” che ci consenta di stare tranquilli per un po’, eliminando tutti i “rumori di fondo”, per dirla con Steve Jobs.

Una delle trappole in cui molti scrittori o aspiranti tali rischiano di cadere è quella di farsi influenzare dal mercato, dalle mode, dall’amico, insomma, dagli altri. La conseguenza, però, è anche più deleteria: perdere se stessi. Come fare, allora, per dare vita alla storia che davvero sentiamo di voler raccontare? Come possiamo capire ciò che abbiamo dentro e “guidarlo” verso la scrittura?

Vediamo alcuni accorgimenti.



·       Ne abbiamo appena parlato: dovremmo trovare la nostra “dimensione”: può essere la campagna in cui passeggiare, la nostra stanza, un giardino pubblico, un angolino della nostra casa. Non importa. Ciò che conta è riuscire a rimanere, per un po’, soli con noi stessi. Nessuna paura, si tratta di una solitudine creativa, costruttiva. Non è il momento per rimuginare su altro. Ci siamo solo noi e quella “fiamma” che, da un po’, ci brucia nel cuore, richiedendo la nostra attenzione. C’è anche chi usa la meditazione per far ciò. Ognuno ha un metodo, dobbiamo trovare quello più adatto a noi. Chiediamoci qual è il messaggio che vogliamo comunicare e non preoccupiamoci delle ultime “tendenze” letterarie.

·       Una volta chiarito il messaggio, possiamo cominciare a strutturare la trama e i personaggi. In una frase sola è contenuto “un mondo”. Non si tratta, infatti, di un processo immediato: possono volerci giorni per gettare le fondamenta della storia (quindi non intestarditevi e non abbiate fretta). Anche in questo caso, poi, ognuno ha un metodo che si adegua alla personalità: c’è chi compila schede dei personaggi, con dettagli fisici e caratteriali, scrivendo ogni singolo passaggio della trama e chi, invece, preferisce lasciarsi guidare dall’istinto passo per passo, progettando solo le basi della narrazione. Tra questi due estremi c’è un’ampia gamma di possibilità. Per capire qual è la nostra favorita possiamo solo provare, sperimentare, e non è detto che dobbiamo seguire lo stesso sistema tutta la vita.

·       L’osservazione, quando strutturiamo e, successivamente, scriviamo la storia, è fondamentale. Non so se capita anche a voi, ma a me, durante l’intera stesura di un libro (anche prima), capita molte volte di avere ulteriori idee leggendo un libro, guardando un film (anche opere che non hanno un collegamento diretto con ciò che vorrei scrivere), facendo una passeggiata. È come se i riferimenti che cerco mi venissero incontro. In realtà non è proprio così, più semplicemente la mia mente è molto aperta e ricettiva verso la realtà esterna. La storia sta “sedimentando” in me e io la lascio fare, senza forzare alcun passaggio. Scintille improvvise che si accumulano, dando vita all’idea compiuta.

·       Ora che abbiamo la nostra trama e i personaggi e sappiamo anche in che modo vogliamo raccontare la storia (in prima persona, magari. Ogni romanzo ha una “veste” precisa: alcuni ne provano diverse, altri “pensano” la storia in un certo modo fin da subito), ecco che ci assalgono i timori. Come sarà accolta? Piacerà? E se fosse un genere poco in voga al momento? Questi sono rischi inevitabili. Trovare un equilibrio tra la nostra personalità e ciò che vuole il pubblico è più difficile di una trasmutazione alchemica. A volte può andar bene, a volte male. D’altra parte, però, se non rischiamo, proponendo qualcosa di nuovo, o meglio, proponendo noi stessi, nella nostra unicità, il pensiero intellettuale è destinato a ristagnare. Le logiche di mercato non possono essere sottovalutate o evitate, ma se abbiamo qualcosa da dire è molto più saggio cercare di dirlo e, magari, fallire, piuttosto che vivere di rimpianti. Potremmo anche scoprire che, in fondo, abbiamo dato un messaggio importante e originale, dobbiamo solo affinare la tecnica. Se ci scoraggiamo, però, non lo sapremo mai.

·       Ancora qui? È ora di scrivere!



Francesca Rossi

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