Gentilissimi Fans, si compie oggi la quarta tappa del Blogtour promozionale indetto dall'Autrice Francesca Rossi per promuovere il Suo recente romanzo storico:
"Livia e Laura" edito dalla nostra CE in data 23 Ottobre 2014!
In questa "fermata", l'Autrice ci erudisce sulla dicotomia che è sempre intercorsa - ieri ed oggi - fra le due religioni monoteiste del nostro tempo: Cristianesimo ed Islam, calandole in un contesto ricco ed eterogeneo quale quello della Sicilia. Lasciamo la parola proprio alla carissima Francesca...!
Al-Idrisi |
"La quarta tappa del mio viaggio mi porta
in un’antica, piccola e sconosciuta moschea del passato.
Ad attendermi c’è un insigne
personaggio, al-Idrisi (1099-1165), il geografo arabo a cui si deve il celebre Libro di Ruggero.
Al-Idrisi, infatti, ha vissuto per molti
anni alla corte normanna di Ruggero II e ha avuto la fortuna di viaggiare e
conoscere alla perfezione il Mediterraneo.
Attendo che concluda la preghiera e mi
avvicino a lui a passi lenti. Mi riconosce subito, nonostante il velo sul mio
volto.
«Ah eccoti
qui! Ti stavo aspettando» dice con tono gioviale, seppur basso, in rispetto
alla sacralità del luogo.
Sorrido e
chino lievemente la testa in segno di saluto «È un piacere incontrarvi di
nuovo, tra libri e storie, attraverso la lingua araba e il suo suono ammaliante»
dichiaro contenta. Benché debba ammettere che oggi non sono qui per parlarvi di
calligrafia, né delle forme dei verbi arabi».
Al-Idrisi
annuisce. «Quel che vuoi chiedermi non è difficile da sapere. I libri di Storia
del tuo tempo lo insegnano. Per quanto riguarda ciò che vorresti domandarmi, i quesiti più distanti dal corso degli eventi
passati e che proprio indugiano sulle tue labbra… possiamo provare a parlarne»
mi rassicura con un breve sorriso.
Ci sediamo su
uno dei tappeti rossi che ricoprono per intero il pavimento della moschea e il
geografo inizia a raccontare: «Il popolo di Allah giunse in Sicilia dopo vari
tentativi, attratto dalla bellezza di quella terra e dalla possibilità di
espandere il proprio dominio».
«Nel nostro
mondo e nel nostro tempo diciamo che il dominio islamico sulla Sicilia iniziò
nell’827 con lo sbarco a Mazara del Vallo… nella parte Ovest dell’isola» puntualizzo.
«Però c’è da ricordare che a Pantelleria i musulmani ci arrivarono prima, nel
700 circa, per poi conquistarla definitivamente nell’835. Poi dovremmo parlare
anche di piccole isole come Lampedusa…».
Al-Idrisi mi
rivolge uno sguardo penetrante e, al tempo stesso, divertito. «Mi parli di
date, eppure non sei certo qui per ricordarmi ovvietà» mi provoca,
l’espressione distesa e le mani appoggiate sul grembo.
«In effetti
sono qui per chiedervi dell’eredità culturale lasciata dai musulmani e dai
cristiani in Sicilia. Credo sia un patrimonio di inestimabile valore per
l’isola e per il mondo intero. Forse è un’eredità che accomuna genti di fede
diversa e potrebbe aiutare gli uomini di oggi a riflettere su ciò che è lecito
e ciò che non lo è. Oh, ma è così difficile spiegare che esiste sempre un
confine tra bene e male, anche se appare sfumato» dichiaro rassegnata.
Al-Idrisi
sospira: «In una certa misura i problemi del tuo tempo sono stati anche i
problemi del mio tempo. Non ho bisogno di sapere cosa stanno vivendo gli uomini
del futuro, ovvero del tuo presente, per dirti che tutti amano la bellezza e la
pace ma, di solito, ogni individuo o gruppo, grande o piccolo che sia, vorrebbe
tenerle per sé soltanto. L’umanità è avida di piacere e benessere e non ama
spartirli, purtroppo» sostiene quasi impassibile.
«Quindi devo
dedurre che le vostre parole siano vere tanto per i cristiani quanto per i
musulmani» azzardo.
«Ma certo mia
cara. Solo Allah è perfetto e solo Egli ha a cuore il destino di ognuno di noi,
senza distinzioni. Prendiamo la conquista della Sicilia. Anche in quel caso un
popolo voleva assoggettarne un altro, godere delle meraviglie che l’isola
offriva e dominarla totalmente» mi spiega.
Le sue parole
mi lasciano interdetta: «Un momento, non è possibile ch’io ascolti queste
parole proprio da voi. State parlando della vostra gente».
Al-Idrisi
scoppia a ridere: «Piccola mia, tu stai dando alle mie parole sfumature che
esse non hanno. Non ti accorgi che mi limito a parlare della natura umana?
Dovresti saperlo che tale natura non possiede religione, né razza alcuna.
D’altro canto io non giudico. Non condanno e non assolvo. Più semplicemente
racconto ciò che è stato. Ormai, sono fuori dal mondo e dalla Storia, ora vedo
ciò che i limiti del mio corpo non mi consentivano di comprendere».
Il geografo si
sistema meglio sul tappeto e prosegue: «Cosa vuoi dirmi che io non sappia già?
Vuoi parlarmi di chi, in nome della fede, distrugge ciò che di buono è stato
creato? O forse vuoi ricordarmi l’esistenza di uomini che disprezzano la
diversità o che vedono in essa null’altro se non il fantasma della corruzione?
Va bene, ma io conosco già tutto questo e ti garantisco che la Sicilia islamica
fu un’altra cosa».
«Parlate, vi
ascolto» lo esorto.
Mappa del mondo di Al-Idrisi |
Al-Idrisi
sospira di nuovo e inizia a rievocare il passato: «I musulmani giunsero in
Sicilia dopo molti tentativi, facendo breccia nel muro della resistenza e della
fierezza degli abitanti dell’isola. Non solo. Le reazioni da parte dell’Impero
bizantino ai ripetuti attacchi non si fecero mai attendere. I musulmani conquistarono,
è vero, assoggettarono, è vero anche questo, ma con loro la mia Siqiliyya raggiunse l’apice della
prosperità economica, sociale e culturale». Si ferma per un attimo, il tempo di
riprendere fiato e poi prosegue: «I musulmani si comportarono da vincitori,
inutile negarlo. Lo erano. Palermo, in arabo Balarm, divenne la capitale di
questo piccolo emirato. Alle cosiddette Genti
del Libro, come cristiani ed ebrei, venne accordato lo stato di dhimmi, ovvero protetti dall’Islam
dietro pagamento della jizya».
«Certo per i dhimmi non c’era la libertà di fare
proselitismo, per esempio. Erano, comunque, soggetti a delle restrizioni»
aggiungo.
«Sì, questa
era la pratica usuale per ogni nuovo territorio assoggettato dai figli di Allah
l’Altissimo» precisa il geografo. «Nonostante questo devi tenere conto del
fatto che i musulmani non ostacolarono la ricerca del benessere dei dhimmi. Ebrei e cristiani, del resto,
avevano le loro attività, commerci, opere di artigianato… L’Islam non avrebbe
mai ostacolato la prosperità dell’isola».
«I commerci
che si svilupparono via mare, le innovazioni nel campo dell’agricoltura, lo
studio della matematica, dell’astronomia e il contributo della lingua araba
nello sviluppo culturale dell’isola sono delle prove tangibili» intervengo,
rafforzando le tesi del mio interlocutore. «Pensate. Molte parole arabe sono
arrivate fino al mio tempo e sono ancora oggi utilizzate con frequenza».
Al-Idrisi
sorride soddisfatto: «La riconquista normanna non mise fine a ciò che i
musulmani avevano fatto. Non distrusse quel che avevano costruito, né le tracce
del passato più antico. Lo arricchì ancora di più, invece. Su antichi strati di
Storia si elevò il nuovo. Forse l’inevitabile» soggiunse.
«La Sicilia è
l’esempio concreto del sincretismo culturale, delle conoscenze che si
incontrano e si uniscono, nonostante i difetti degli uomini» sostengo con
forza.
Al-Idrisi si
alza e io capisco che il nostro incontro è quasi giunto al termine. Vorrei
chiedergli ancora tante cose, ma la clessidra accanto a noi mi ricorda che il
tempo scorre inesorabile, portandosi via le nostre vite.
«Hai ragione
mia cara. Ma gli uomini, lo sappiamo entrambi, tendono a dimenticare il
passato, poco importa che sia stato appagante o, al contrario, terribile».
«Credete che
capiremo, un giorno, il vero confine tra bene e male, senza estremismi, senza
generalizzare, né aver paura di chi ci sta di fronte?» chiedo speranzosa.
«La paura
imbriglia le menti e le ammaestra all’oblio» mi risponde. «Lo stesso accade con
l’odio e non importa che sia un cristiano o un musulmano a provarlo. Solo Allah
può sapere se un giorno ci libereremo dalle catene e impareremo la vera essenza
del Suo messaggio. Per ora non ci resta… anzi, non vi resta che fare tesoro del passato e imparare a non rinnegarlo,
soffocandolo sotto a bugie e interessi».
Al-Idrisi mi
accompagna verso l’uscita della moschea e aggiunge: «Studiate, leggete,
scrivete, lasciate traccia della vostra vita a quelli che verranno. Non è un
metodo sicuro per ottenere comprensione, ma è un modo abbastanza certo per
lasciar loro una testimonianza del passato da cui imparare. Il resto è nelle
mani dell’Onnipotente».
Ci
accomiatiamo inchinandoci e, subito dopo, l’immagine di al-Idrisi sbiadisce
davanti ai miei occhi, per tornare in un mondo che posso solo immaginare.
Impareranno mai gli uomini? Non lo so, ma sono convinta che personaggi
come al-Idrisi abbiano ancora molto da insegnarci."Francesca Rossi
Dunque, dopo questo viaggio magico fra i meandri del storia e del misticismo di due popoli, non possiamo che restarne incatati. Riflettere su queste parole è consigliato, farle compenetrare in noi è d'obbligo! Aprite la mente ed il cuore, cari Lettori... l'Autrice ci aiuta in questo, grazie al contirbuto "illustre" di Al-Idrisi. Commentate ciò che vi passa per la mente sul tema... attendiamo solo Voi!
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