11/11/14

QUARTA TAPPA BLOGTOUR: "LIVIA E LAURA"

Gentilissimi Fans, si compie oggi la quarta tappa del Blogtour promozionale indetto dall'Autrice Francesca Rossi per promuovere il Suo recente romanzo storico: 
"Livia e Laura" edito dalla nostra CE in data 23 Ottobre 2014!
In questa "fermata", l'Autrice ci erudisce sulla dicotomia che è sempre intercorsa - ieri ed oggi - fra le due religioni monoteiste del nostro tempo: Cristianesimo ed Islam, calandole in un contesto ricco ed eterogeneo quale quello della Sicilia. Lasciamo la parola proprio alla carissima Francesca...!

https://www.facebook.com/events/1496293083968194/?fref=ts




Al-Idrisi

"La quarta tappa del mio viaggio mi porta in un’antica, piccola e sconosciuta moschea del passato.
Ad attendermi c’è un insigne personaggio, al-Idrisi (1099-1165), il geografo arabo a cui si deve il celebre Libro di Ruggero.
Al-Idrisi, infatti, ha vissuto per molti anni alla corte normanna di Ruggero II e ha avuto la fortuna di viaggiare e conoscere alla perfezione il Mediterraneo.
Attendo che concluda la preghiera e mi avvicino a lui a passi lenti. Mi riconosce subito, nonostante il velo sul mio volto.
«Ah eccoti qui! Ti stavo aspettando» dice con tono gioviale, seppur basso, in rispetto alla sacralità del luogo.
Sorrido e chino lievemente la testa in segno di saluto «È un piacere incontrarvi di nuovo, tra libri e storie, attraverso la lingua araba e il suo suono ammaliante» dichiaro contenta. Benché debba ammettere che oggi non sono qui per parlarvi di calligrafia, né delle forme dei verbi arabi».


Al-Idrisi annuisce. «Quel che vuoi chiedermi non è difficile da sapere. I libri di Storia del tuo tempo lo insegnano. Per quanto riguarda ciò che vorresti domandarmi, i quesiti più distanti dal corso degli eventi passati e che proprio indugiano sulle tue labbra… possiamo provare a parlarne» mi rassicura con un breve sorriso.
Ci sediamo su uno dei tappeti rossi che ricoprono per intero il pavimento della moschea e il geografo inizia a raccontare: «Il popolo di Allah giunse in Sicilia dopo vari tentativi, attratto dalla bellezza di quella terra e dalla possibilità di espandere il proprio dominio».
«Nel nostro mondo e nel nostro tempo diciamo che il dominio islamico sulla Sicilia iniziò nell’827 con lo sbarco a Mazara del Vallo… nella parte Ovest dell’isola» puntualizzo. «Però c’è da ricordare che a Pantelleria i musulmani ci arrivarono prima, nel 700 circa, per poi conquistarla definitivamente nell’835. Poi dovremmo parlare anche di piccole isole come Lampedusa…».
Al-Idrisi mi rivolge uno sguardo penetrante e, al tempo stesso, divertito. «Mi parli di date, eppure non sei certo qui per ricordarmi ovvietà» mi provoca, l’espressione distesa e le mani appoggiate sul grembo.
«In effetti sono qui per chiedervi dell’eredità culturale lasciata dai musulmani e dai cristiani in Sicilia. Credo sia un patrimonio di inestimabile valore per l’isola e per il mondo intero. Forse è un’eredità che accomuna genti di fede diversa e potrebbe aiutare gli uomini di oggi a riflettere su ciò che è lecito e ciò che non lo è. Oh, ma è così difficile spiegare che esiste sempre un confine tra bene e male, anche se appare sfumato» dichiaro rassegnata.
Al-Idrisi sospira: «In una certa misura i problemi del tuo tempo sono stati anche i problemi del mio tempo. Non ho bisogno di sapere cosa stanno vivendo gli uomini del futuro, ovvero del tuo presente, per dirti che tutti amano la bellezza e la pace ma, di solito, ogni individuo o gruppo, grande o piccolo che sia, vorrebbe tenerle per sé soltanto. L’umanità è avida di piacere e benessere e non ama spartirli, purtroppo» sostiene quasi impassibile.
«Quindi devo dedurre che le vostre parole siano vere tanto per i cristiani quanto per i musulmani» azzardo.
«Ma certo mia cara. Solo Allah è perfetto e solo Egli ha a cuore il destino di ognuno di noi, senza distinzioni. Prendiamo la conquista della Sicilia. Anche in quel caso un popolo voleva assoggettarne un altro, godere delle meraviglie che l’isola offriva e dominarla totalmente» mi spiega.
Le sue parole mi lasciano interdetta: «Un momento, non è possibile ch’io ascolti queste parole proprio da voi. State parlando della vostra gente».
Al-Idrisi scoppia a ridere: «Piccola mia, tu stai dando alle mie parole sfumature che esse non hanno. Non ti accorgi che mi limito a parlare della natura umana? Dovresti saperlo che tale natura non possiede religione, né razza alcuna. D’altro canto io non giudico. Non condanno e non assolvo. Più semplicemente racconto ciò che è stato. Ormai, sono fuori dal mondo e dalla Storia, ora vedo ciò che i limiti del mio corpo non mi consentivano di comprendere».
Il geografo si sistema meglio sul tappeto e prosegue: «Cosa vuoi dirmi che io non sappia già? Vuoi parlarmi di chi, in nome della fede, distrugge ciò che di buono è stato creato? O forse vuoi ricordarmi l’esistenza di uomini che disprezzano la diversità o che vedono in essa null’altro se non il fantasma della corruzione? Va bene, ma io conosco già tutto questo e ti garantisco che la Sicilia islamica fu un’altra cosa».
«Parlate, vi ascolto» lo esorto.
Mappa del mondo di Al-Idrisi
Al-Idrisi sospira di nuovo e inizia a rievocare il passato: «I musulmani giunsero in Sicilia dopo molti tentativi, facendo breccia nel muro della resistenza e della fierezza degli abitanti dell’isola. Non solo. Le reazioni da parte dell’Impero bizantino ai ripetuti attacchi non si fecero mai attendere. I musulmani conquistarono, è vero, assoggettarono, è vero anche questo, ma con loro la mia Siqiliyya raggiunse l’apice della prosperità economica, sociale e culturale». Si ferma per un attimo, il tempo di riprendere fiato e poi prosegue: «I musulmani si comportarono da vincitori, inutile negarlo. Lo erano. Palermo, in arabo Balarm, divenne la capitale di questo piccolo emirato. Alle cosiddette Genti del Libro, come cristiani ed ebrei, venne accordato lo stato di dhimmi, ovvero protetti dall’Islam dietro pagamento della jizya».
«Certo per i dhimmi non c’era la libertà di fare proselitismo, per esempio. Erano, comunque, soggetti a delle restrizioni» aggiungo.
«Sì, questa era la pratica usuale per ogni nuovo territorio assoggettato dai figli di Allah l’Altissimo» precisa il geografo. «Nonostante questo devi tenere conto del fatto che i musulmani non ostacolarono la ricerca del benessere dei dhimmi. Ebrei e cristiani, del resto, avevano le loro attività, commerci, opere di artigianato… L’Islam non avrebbe mai ostacolato la prosperità dell’isola».
«I commerci che si svilupparono via mare, le innovazioni nel campo dell’agricoltura, lo studio della matematica, dell’astronomia e il contributo della lingua araba nello sviluppo culturale dell’isola sono delle prove tangibili» intervengo, rafforzando le tesi del mio interlocutore. «Pensate. Molte parole arabe sono arrivate fino al mio tempo e sono ancora oggi utilizzate con frequenza».
Al-Idrisi sorride soddisfatto: «La riconquista normanna non mise fine a ciò che i musulmani avevano fatto. Non distrusse quel che avevano costruito, né le tracce del passato più antico. Lo arricchì ancora di più, invece. Su antichi strati di Storia si elevò il nuovo. Forse l’inevitabile» soggiunse.
«La Sicilia è l’esempio concreto del sincretismo culturale, delle conoscenze che si incontrano e si uniscono, nonostante i difetti degli uomini» sostengo con forza.
Al-Idrisi si alza e io capisco che il nostro incontro è quasi giunto al termine. Vorrei chiedergli ancora tante cose, ma la clessidra accanto a noi mi ricorda che il tempo scorre inesorabile, portandosi via le nostre vite.
«Hai ragione mia cara. Ma gli uomini, lo sappiamo entrambi, tendono a dimenticare il passato, poco importa che sia stato appagante o, al contrario, terribile».
«Credete che capiremo, un giorno, il vero confine tra bene e male, senza estremismi, senza generalizzare, né aver paura di chi ci sta di fronte?» chiedo speranzosa.

«La paura imbriglia le menti e le ammaestra all’oblio» mi risponde. «Lo stesso accade con l’odio e non importa che sia un cristiano o un musulmano a provarlo. Solo Allah può sapere se un giorno ci libereremo dalle catene e impareremo la vera essenza del Suo messaggio. Per ora non ci resta… anzi, non vi resta che fare tesoro del passato e imparare a non rinnegarlo, soffocandolo sotto a bugie e interessi».
Al-Idrisi mi accompagna verso l’uscita della moschea e aggiunge: «Studiate, leggete, scrivete, lasciate traccia della vostra vita a quelli che verranno. Non è un metodo sicuro per ottenere comprensione, ma è un modo abbastanza certo per lasciar loro una testimonianza del passato da cui imparare. Il resto è nelle mani dell’Onnipotente».
Ci accomiatiamo inchinandoci e, subito dopo, l’immagine di al-Idrisi sbiadisce davanti ai miei occhi, per tornare in un mondo che posso solo immaginare.
Impareranno mai gli uomini? Non lo so, ma sono convinta che personaggi come al-Idrisi abbiano ancora molto da insegnarci."
Francesca Rossi 

Dunque, dopo questo viaggio magico fra i meandri del storia e del misticismo di due popoli, non possiamo che restarne incatati. Riflettere su queste parole è consigliato, farle compenetrare in noi è d'obbligo! Aprite la mente ed il cuore, cari Lettori... l'Autrice ci aiuta in questo, grazie al contirbuto "illustre" di Al-Idrisi. Commentate ciò che vi passa per la mente sul tema... attendiamo solo Voi!
 

Nessun commento:

Posta un commento